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La motivazione è
un'emozione passeggera, la consapevolezza è per sempre.

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​‹‹Siamo ciò che siamo in rappresentazione di ciò che pensiamo.››
                                                                               Donato Fratto

 

“Avrah ka dabra” 

È un viaggio che esplora la nostra mente meravigliosa.

Dal proseguo de:  “La filosofia del post vendita”

Un viaggio fra la PNL

e la filosofia.

In questo libro, 

 vi accompagnerò in un percorso psicologico

scientifico ed emozionale per scoprire

 le differenze fra comunicazione ed interazione.

 Attraverso le figure di Gino, un ragazzo contemporaneo

ed Ahwang, Monaco eremita  Asceta

 Del monastero Rito che si trova

su di una grossa pietra sulle sponde del

 Lago sacro di Yamdrok nel Tibet,

Scopriremo, con emozionante introspezione,

i segreti della nostra mente e come sfruttarli

a nostro vantaggio dal cliente, in ufficio,

 in famiglia, con gli amici e

 anche con noi stessi.

​

Avrha Ka Dabra non è solo un libro ma un progetto ambizioso che aspira a rendere il mondo un posto migliore di ieri attraverso un linguaggio ed un atteggiamento nuovo, consapevole. 

Ogni lettore che ne abbia il desiderio,  può condividere agli altri quanto di buono ha appreso da questo approccio di vera crescita  responsabile, ed attraverso le proprie  azioni, cambiare in meglio il mondo.

​

​​

“Penso che come uomini, ognuno di noi vive la propria esistenza in compagnia di una tracolla con all’estremità una borraccia che lo accompagna sempre, giorno e notte.

Un’amica che non ci abbandona mai neanche se lo volesse.

In questa speciale compagna di viaggio vi è conservato il nostro tempo. 

​

Giorno dopo giorno ne prendiamo un po' e lo “Spendiamo” alcune volte con consapevolezza perlopiù invece con superficiale noncuranza.

 Questa borraccia però ha due peculiarità.

Essa non è trasparente e quindi è impossibile vedere al suo interno, quanto tempo ci è rimasto.

Un'altra caratteristica singolare è che il suo peso non varia mai.

Quindi svuotandosi non si alleggerisce E

e come già sappiamo, non possiamo rabboccare.

​

Alla luce di questa scoperta sarebbe bene prestare la dovuta attenzione e consapevolezza, come e con chi spendiamo il nostro prezioso tempo perché il giorno in cui esso terminerà, non ci è “dato da sapere”.

​

Vane saranno le nostre richieste al fato dispensatore di questo introvabile elisir, nell’aver compassione e pietà dei nostri errori commessi nell’ignoranza della nostra condizione umana, porgendoci piccole ore riparatrici, nella nostra vita.

 Dovremmo chiederci alla fine di ogni giorno vissuto, e dopo aver ringraziato per questo dono, cosa abbiamo costruito oggi per la nostra anima e per le anime che abbiamo incontrato”

​

Il Maestro Ahwang risponde a Gino

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[...] Il maestro si ferma un attimo, guardando il cielo e le stelle.        

Una brezza accarezza i loro volti e sul vento l’umidità del lago si posa sulle loro guance.

​

"E la gioia, Gino, è la melodia che si insinua in ogni momento della nostra vita, se solo siamo pronti a riconoscerla e coglierla. La gioia è nell'aria, nella natura, nell'amicizia e nell'amore. Dobbiamo solo essere pronti a lasciarla entrare nel nostro cuore."

Gino annuisce, commosso alle parole del maestro, con gli occhi colmi da non poter più trattenere l’emozione.      

                              

"E infine, Gino, la consapevolezza è la luce che illumina il nostro cammino. Dobbiamo essere consapevoli di ogni nota che suoniamo, di ogni respiro che facciamo, di ogni parola che pronunciamo. Solo così possiamo vivere una vita piena e felice."

Alla fine di quest’ultimo incontro, il maestro lentamente si avvicina e abbraccia Gino con forza e il giovane allievo gli risponde con un abbraccio altrettanto intenso.

"Grazie, maestro, grazie per avermi mostrato la bellezza della vita", dice Gino commosso. "E mi scuso per tutte le volte in cui ho dubitato di me stesso."

 

Il maestro sorride, toccando la testa di Gino con una carezza affettuosa.

"Non devi mai dubitare di te stesso, Gino. Sei un musicista straordinario, e la tua vita e la tua sinfonia sono un dono. Un dono libero e gratuito.

 Continua a suonare, anche quando le note sono difficili, e ricorda sempre che la bellezza della musica che porti dentro di te è il dono più grande che puoi fare a te stesso e al mondo.

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Aiutaci a migliorare la nostra comunicazione consapevole ed insieme cambieremo il mondo.

I LAGHI SACRI DEL TIBET: LO YAMDROK
​​Il Tibet è una terra di rara bellezza naturale, per questo una volta arrivati a queste altitudini non si deve perdere la vista mozzafiato ed i paesaggi magnifici dei tre sacri lagi dello Xizang. Oggi esploreremo il Yamdrok, il “lago scorpione dalle acque turchesi”.  Il lago, circondato dalle alte montagne himalayane è alimentato da numerosi corsi d’acqua.I tibetani lo riveriscono ancora oggi come una potente divinità e pensano che questo abbia poteri spirituali, tant’è che secondo la mitologia tibetana tradizionale, Yamdrok è la incarnazione di una Dea. Infatti guardando in basso da una delle montagne che circondano lo specchio d’acqua, si può notare come lo Yamdrok assomigli, sia nelle forma che nei colori, ad uno zaffiro caduto tra le montagne. Anche il nome stesso del lago racchiude e spera la bellezza dello Yamdrok. In tibetano, infatti, “Yamdrok” significa lago di corallo o lago di giada verde. Il nome “lago di corallo” deriva dalla sua forma irregolare, il bacino avendo molti affluenti secondari, assomiglia ad un grande corallo incastonato nei monti, mentre il richiamo alla giada verde si riferisce all’acqua pura e cristallina, proprio come la superficie di un manufatto di giada.Il lago è anche la sede del famoso monastero di Samding sito in una delle penisole che si protendono nel lago. Questo monastero, unico esempio in tutto il Tibet, è governato da Dorje Pakmo, l’unica Lama femminile di tutto lo Xizang. Il monastero ospita una piccola comunità di circa trenta monaci e monache ed il Lama di Samding viene tradizionalmente ritenuto come il “Guardiano Femminile del Buddismo Tibetano”. Nonostante le modeste dimensioni del sito religioso, ogni anno migliaia sono i devoti buddisti che si recano a queste altitudini in pellegrinaggio. Nonostante il paesaggio brullo e lunare che circonda il lago, sulle strade che da valle portano al monastero, non è inusuale imbattersi in pii pellegrini che si prostrano a terra ogni tre passi in segno di devozione verso il Budda.

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